Marina di Pescoluse, le Maldive del Salento

Pescoluse è una delle quattro marine del Comune di Salve e una delle mete turistiche più suggestive del Meridione d’Italia, vera perla del Salento. Situata lungo la costa jonica, tra Santa Maria di Leuca e Gallipoli, si conferma anche quest’anno Bandiera Blu della Fee, Foundation for Environmental Education (è tale dal 2009), insieme alle marine di Posto Vecchio e Torre Pali. Non si tratta, tuttavia, dell’unico riconoscimento ricevuto: dal 2013 Pescoluse figura fra le località balneari insignite della Bandiera Verde. Si tratta di un importante riconoscimento assegnato dai pediatri italiani alle spiagge che meglio rispondono alle esigenze delle famiglie con prole. Marina di Pescoluse può infatti vantare un’eccelsa qualità delle acque, fondali bassi e un ampio arenile attrezzato, oltre a innumerevoli oppurtunità di divertimento per gli adulti che le valgono l’appellativo di Maldive del Salento. Nel periodo estivo gli stabilimenti balneari offrono occasioni di convivialità e divertimento con musica e cocktail sino a tarda notte.

Il litorale di Pescoluse si caratterizza, inoltre, per la presenza di un complesso sistema di dune sabbiose che per secoli ha assolto un’importante funzione di difesa delle colture locali dalla violenza dei venti marini. Provvidenziale riparo dal sole cocente e dal vento, esse costituiscono, peraltro, un variegato ecosistema: colonizzate da varie famiglie di piante, sono spesso dimora privilegiata di varie specie di insetti e animali. Qui nidifica, infatti, la tartaruga caretta-caretta, specie dichiarata in via d’estinzione e tutelata da normative internazionali.

Tra leggende e fonti archeologiche

La leggenda vuole che Salve, nel cui territorio rientra la Marina di Pescoluse, sia stata fondata nel 266 d.C, a seguito della conquista romana dei territori di Taranto e della Messapia. Come consuetudine, i territori conquistati furono spartiti fra i centurioni che vi fondarono centri abitati cui diedero il proprio nome. É il caso di Salve, dal nome del centurione Salvius. Studi più recenti, tuttavia, postdatano la sua fondazione.

Pescoluse e il territorio di Salve sono ricche di testimonianze storiche e di assoluto rilievo archeologico e artistico. A poca distanza dalla spiaggia di Pescoluse, seminascosto dalla vegetazione, si erge solitario e in modesto stato di conservazione il Dolmen Argentina. Il termine Dolmen (dal bretone tol, tavola e men, pietra) designa i più antichi esempi di monumento attestati in Europa: si tratta di strutture in arenaria adibite a luoghi di culto o a uso sepolcrale la cui diffusa presenza connota il territorio salentino. Fotografato per la prima volta nel 1968 da Giovanni Cosi, il Dolmen Argentina, si differenzia dalle strutture precedenti e coeve per il particolare orientamento: la porta d’ingresso volge a ovest anzichè a est.

Il territorio salvese, come l’intero salentino, è disseminato di vecchie casupole erette dai contadini nostri avi con la medesima tecnica usata per i muretti a secco: le pajare. Molte versano in stato di totale e colpevole abbandono, altre invece sono state riqualificate e adibite a case vacanza per quanti vogliano un’esperienza di soggiorno all’insegna della tipicità. Lo stesso dicasi delle numerose masserie presenti sul territorio: anche se dismesse e disabitate non hanno cessato di parlare ed esercitare il loro potente fascino su quanti scelgano questa destinazione.

Qualche suggerimento per le vostre passeggiate

Fra le innumerevoli presenti nelle adiacenze della spiaggia di Pescoluse, vi è Masseria del Fano ( dal latino Fanum, tempio o santuario) che, con l’omonimo canale, da il nome alla zona. Chi vi si diriga, scorgerà già in lontananza il profilo della sua maestosa torre, eretta per volontà dei Gonzaga nel 1577; é uno dei rarissimi casi in cui la torre viene innestata su un edificio preesistente. Intorno al 1537, infatti, per difendersi dalle scorrerie di pirati saraceni e turchi, il Salento – per volere di Carlo V – si dotò di un articolato sistema di torri costiere con scopo difensivo e di avvistamento. Tra queste meritano una visita anche quella di Masseria Borgin e di Torre Pali (quest’ultima interamente circondata dal mare e  originariamente unita alla spiaggia da un piccolo ponte in muratura).

Segnaliamo, inoltre, il sito archeologico di Chiusa dei Fani, uno dei primi e più importanti insediamenti messapici, in cui sono stati rinvenuti numerosi reperti: iscrizioni messapiche dal significato ancora oggi oscuro, resti di ossa e frammenti di anfore e vasi. La monumentale cinta muraria posta a difesa dell’abitato è solo parzialmente visibile. A est dei Canale dei Fani si segnalano, poi, le cripte dei monaci basiliani, giunti in territorio salvese per scampare alla persecuzione dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico, nella più ampia cornice storica della guerra iconoclasta. In una di esse –  nonostante lo stato di avanzato degrado in cui versa la struttura – sono ancora visibili i resti di un affresco raffigurante otto figure aureolate. Soltanto una di esse è riconoscibile: si tratta di San Pantaleone, avvolto in un lucente drappo rosso e vestito d’un abito blu; la voce dei nostri antenati è ancora di là dallo spegnersi.