Pajara Salentina: il passato ed il presente

La Pajara Salentina è una struttura semplice ma incredibilmente speciale. Realizzata con il montaggio di pietra su pietra ricorda tecniche antiche che, ancora oggi, destano curiosità e meraviglia. Queste piccolissime strutture si trovano, solitamente, disseminate nelle campagne e possono avere diverse dimensioni. Alcune, oggetto di restauro conservativo, sono oggi annesse ad edifici più grandi utilizzati come vere e proprie dimore.

Uno sguardo sul territorio

Il Salento è, sempre di più, una meta ambita e ricercata. Questo accade per diversi fattori legati sicuramente al mare, al paesaggio e al clima ma anche alla quiete che caratterizza i borghi e ai saperi e sapori della cultura salentina. Per questo e per molti altri motivi, questo sperduto pezzetto di terra, è sogno ambito non solo da chi vorrebbe trascorrerci le vacanze ma anche da coloro che desiderano stabilirsi in modo permanente. A tal proposito, si registra, soprattutto negli ultimi anni, un interesse crescente verso l’acquisto di immobili che insistono sulle coste o nell’entroterra.

Ritornando alla Pajara!

Come anticipato, le Pajare sono strutture in pietra a secco. Esse caratterizzano il paesaggio rurale salentino ed esprimono l’azione di bonifica operata dai braccianti, a seguito del frazionamento di grandi proprietà terriere in piccoli fondi, avvenuto soprattutto a partire dalla fine del Settecento. Possiamo parlare, seppur con termini impropri, di un vero e proprio dono che i contadini operosi del passato hanno lasciato al futuro per testimoniale la loro storia e il loro vissuto. Muretti che si susseguono e si intersecano, forni, spase, littere, liame, e, soprattutto, le pajare tracciano l’identità di un territorio e di un popolo a vocazione agricola che saputo evolversi senza dimenticare la propria appartenenza.

La struttura e l’eco che proviene dalla Grecia

La tecnica costruttiva delle pajare è tanto semplice quanto antica. Individuato il banco roccioso vi si tracciava la planimetria circolare esterna ed interna per mezzo di una corda e di un chiodo. La materia prima usata per erigere la costruzione era del pietrame calcare informe e, raramente, dei conci squadrati di tufo. Per i muri perimetrali, esterno ed interno, si usavano gli spezzoni più grandi, mentre per l’intercapedine quelli più piccoli frammisti a terra. Il muro esterno si ergeva leggermente aggettante verso l’interno, quello interno – invece – verticale per circa un metro e mezzo dopodiché si procedeva con la realizzazione della falsa cupola o sistema di copertura a tholos. La tholos si realizzava per mezzo di lastre piatte di grandi dimensioni che, a partire dall’altezza prestabilita e sino al suo vertice, si facevano sporgere in falso di una decina di centimetri verso l’interno, dando origine ad anelli il cui diametro diveniva via via più piccolo. La falsa cupola, che si reggeva solo grazie ai contrasti laterali fra le pietre e per la gravità, era poi chiusa da una lastra di notevoli dimensioni: la cosiddetta chiave di volta.

Da riparo dei contadini ad altro

Le Pajare nascevano come ripari temporanei e giornalieri usati dai contadini per trovare rifugio da un improvviso temporale o per godere di un fresco riposo pomeridiano. Limitatamente al periodo estivo, o più precisamente a quello della raccolta dei fichi (agosto-settembre), le pajare erano abitate dai contadini e dalle loro famiglie in modo permanente. Con il tempi le cose sono cambiate e molte di queste strutture abbandonate a se stessa. Altre, dov’è stato possibile, sono state accorpate a strutture più grandi e rappresentano l’elemento che caratterizza e arricchisce nuovi immobili trasformati in dimore rurali di charme.

Investire in Pajare o in Masserie nel Salento dove tutto è possibile

C’è molta differenza tra chi decide di investire in Pajare o in Masserie, il dato che accomuna l’investimento è però uno solo: l’amore per un territorio e per una cultura architettonica e artistica che deve essere preservata dall’impietoso ed inesorabile scorrere del tempo. Chi investe in Pajare non sempre può trasformarle in comodi locali da abitare ma sicuramente diviene proprietario di un bene raro che se non adeguatamente protetto rischia, nel prossimo secolo, di sparire in un cumulo di pietre.