Pajare salentine: storia e revival

Passeggiando per le campagne del Salento, oltre a vivere un’esperienza unica ritrovandosi nella macchia mediterranea incontaminata, non si potrà fare a meno di notare le così dette pajare salentine. Che in sostanza non sono altro che costruzioni rurali di un’epoca ormai andata ed inimmaginabile intorno all’anno mille o prima. Queste costruzioni singolari erano frutto della bonifica degli appezzamenti di terreni. Chiaramente per renderli coltivabili dovevano essere rimosse le pietre presenti nel terreno e i braccianti ebbero così la brillante idea di costruire queste strutture, talvolta anche di decine di metri quadrati , inizialmente per riporre la paglia subito dopo la mietitura del grano, successivamente qualcuno partendo dalla pajara precostruita, ne ha realizzato case anche grandi commensurate alle necessita del tempo. Così oggi quel che resta di quelle famiglie dell’anno mille è finito sotto gli occhi attenti di investitori scaltri che, come quei braccianti che ne hanno fatto una casa, si fanno pionieri di una rivoluzione che sta facendo diventare le pajare salentine spa di gran lusso, dimore a cinque stelle e chi più ne ha più ne metta nel settore dell’ospitalità di lusso.

Il potenziale inespresso delle pajare salentine

A realizzarle nessun architetto né ingegnere, né tanto meno qualche mastro costruttore dell’epoca, bensì braccianti agricoli che erano addetti a bonificare la terra dalle pietre superflue, solo ingegno e duro lavoro, quindi alla base delle pajare salentine, simbolo di appartenenza alla terra e sacrifici fatti per diventare la società odierna. Spinti dalla necessità di avere un tetto sulla testa in molti furono costretti a trasferirsi in questo genere di strutture, estremamente rurali, del tempo, fino a farle divenire vere e proprie case multi vano.

Le pajare salentine erano così organizzate: porta bassa in modo da non patire il freddo o il vento nelle rigide giornate invernali e lo spazio all’interno diviso in due sezioni distinte. Da un lato si poteva trovare il grande cumulo di paglia su cui il bracciante o la famiglia potevano riposare durante la notte, mentre l’altra parte era contesa tra panche dove veniva stipato il cibo, prevalentemente il pane che veniva fatto una volta la settimana e le provviste per l’inverno, e al centro il caratteristico piatto grande in cui venivano messe le pietanze da spartire tutti insieme. Il menù non varia a molto, poteva essere a base di legumi, cereali o erbe selvatiche bollite.

La rivoluzione nella costruzione delle pajare salentine, per le famiglie più numerose, che fu la pjara quadrata, che decisamente più comoda, più spaziosa ed anche più semplice da suddividere in spazi differenti e non per ultimo pe ordine di importanza, il letto, rimaneva sempre un cumulo di paglia ma molto più grande e spazioso su cui poteva riposare tutta la famiglia contemporaneamente.

Opere ingegneristiche che ancora resistono a sollecitazioni ed intemperie quindi, che le pajare salentine. Sistema di forno a legna su uno dei lati per cuocere il pane e successivamente le frise per non sprecare il calore generato dal fuoco, sul tetto la piccola cupola convogliava le piogge in dei canali costruiti di pietre e malta affinché si riuscissero a stipare le acque piovane da utilizzare per lavarsi e per l’irrigazione. Delle strutture le pajare che non hanno nulla da invidiare ai sofisticati sistemi antisismici ed anti tornado contemporanei.

La rivalutazione delle pajare

Da più di un decennio, ma ormai, il Salento è meta di baldoria, turismo di massa, turismo a 5 stelle, ma continua ad essere scelto anche da quelle persone che desiderano passare del tempo in totale relax in un ambiente in cui a farla da padrone sono i canti delle molteplici specie di pennuti autoctoni della macchia mediterranea, le instancabili cicale che “cantano” negli uliveti dall’alba al tramonto e col calar del sole passano il testimone a grilli e lucciole che animano le notti nelle campagne salentine. Proprio per questi motivi sempre più investitori o chi desidera ritirarsi in pensione, scelgono di acquistare ruderi diroccati o appezzamenti in cui sono presenti le pajare per farne delle gran belle costruzioni di lusso senza alcun confort escluso. C’è chi trasforma le pajare in bagni turchi, chi le fa diventare piscine chiuse, chi ne fa delle grandi vasche idromassaggio e chi, come partendo dalla pajara amplia la struttura riservandosi l’originale come camera da letto immersa nella storia. Una storia di sacrifici e sudore, difficile da comprendere perché troppo lontana dai giorni nostri ma semplice da rivivere guardando queste opere d’ingegno costruite con pane duro e necessità di avere un tetto sulla testa.