In vista della necessità di reperire risorse per finanziare la Legge di Bilancio, il governo potrebbe rivedere in dettaglio le agevolazioni fiscali legate all’edilizia, prevedendo l’eliminazione dei bonus per le seconde e terze abitazioni. Questa scelta si inserisce in un più ampio piano di razionalizzazione delle misure fiscali, che punta a concentrare gli incentivi sulla sostenibilità e sull’efficientamento energetico.
La proposta di riduzione è stata anticipata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante l’assemblea di Confindustria, svoltasi a Roma il 18 settembre scorso. Un discorso che ha messo in evidenza la necessità di operare tagli mirati per riequilibrare il bilancio, focalizzando gli sforzi sulle misure più efficaci per la transizione ecologica delle abitazioni.
Bonus edilizi 2025: la riforma
La recente riduzione del Superbonus, insieme agli impegni che l’Italia ha assunto per adeguarsi alla direttiva europea sulle “case green”, pone l’urgenza di una revisione strutturale del sistema degli incentivi edilizi. Questa direttiva europea mira a promuovere la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, spingendo verso standard più elevati di sostenibilità ambientale.
In questo contesto, la riforma delle agevolazioni fiscali sembra inevitabile. Il governo potrebbe confermare l’Ecobonus al 65%, ma limitandolo esclusivamente agli interventi che migliorano l’efficienza energetica della prima casa. Questa misura rappresenterebbe un ulteriore incentivo per i proprietari a intraprendere lavori di riqualificazione energetica, favorendo un risparmio a lungo termine e riducendo l’impatto ambientale delle abitazioni.
Per quanto riguarda i contribuenti con redditi più bassi, attualmente esclusi dai benefici fiscali perché incapienti, la proposta prevede una possibile conversione dei bonus fiscali in trasferimenti monetari diretti. Questo cambiamento avrebbe l’obiettivo di estendere i vantaggi delle agevolazioni a una platea più ampia, garantendo che anche chi non può godere delle detrazioni fiscali possa comunque accedere a fondi per migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni.
Nuove aliquote per le detrazioni edilizie: la strategia triennale del governo
Il governo sembra pronto a introdurre una nuova pianificazione triennale degli incentivi edilizi, con l’obiettivo di ridefinire il sistema delle detrazioni per i lavori di efficientamento energetico. Questa revisione intende ampliare la platea dei beneficiari, includendo anche coloro che non hanno potuto accedere al Superbonus, offrendo agevolazioni mirate su interventi che garantiscono un elevato impatto in termini di risparmio energetico.
Tra gli interventi che potrebbero rientrare nei bonus edilizi 2025 figurano lavori come l’installazione di cappotti termici, riscaldamenti a pavimento, pompe di calore e doppi infissi. Si tratterà di agevolazioni calibrate per massimizzare il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, favorendo la transizione verso standard abitativi più sostenibili.
L’incentivo massimo, ipotizzato al 65%, sarà riservato agli interventi che determinano un aumento significativo della classe energetica degli edifici, premiando così le ristrutturazioni più ambiziose ed efficaci. Inoltre, è allo studio la possibilità di uniformare l’aliquota per gli infissi, attualmente variabile tra il 50% e il 65%, semplificando il quadro delle agevolazioni.
Un altro elemento in valutazione è l’introduzione di un sistema a doppia aliquota. Questo schema prevede agevolazioni più consistenti per gli interventi che, oltre a migliorare l’efficienza energetica, contribuiscono in modo rilevante alla decarbonizzazione, come l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Direttiva Case Green: contributi per famiglie a basso reddito e riforma delle agevolazioni fiscali
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sta conducendo simulazioni dettagliate per stimare l’impatto economico delle nuove misure di ristrutturazione edilizia, in linea con gli standard previsti dalla Direttiva UE sulle “case green”. Questa direttiva impone l’adeguamento degli edifici esistenti a criteri più stringenti di efficienza energetica, con un focus particolare sulla riduzione delle emissioni e sul miglioramento delle prestazioni ambientali degli immobili.
L’adeguamento delle abitazioni italiane a tali criteri richiederà un significativo impegno finanziario, considerando che, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, le detrazioni per interventi di efficientamento energetico già costano circa 2 miliardi di euro l’anno. Il governo si trova, quindi, a dover bilanciare la necessità di risorse con l’obbligo di rispettare i nuovi standard europei.
Un elemento innovativo della riforma sarà l’attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione, comprese le famiglie a basso reddito e i contribuenti incapienti, che attualmente non riescono a beneficiare delle detrazioni fiscali. Per queste categorie, il governo prevede un sistema di sovvenzioni dirette, che permetterà di coprire una parte delle spese per i lavori di riqualificazione energetica. Questo approccio mira a garantire che anche chi dispone di risorse limitate possa accedere agli interventi necessari per migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione, promuovendo una transizione inclusiva verso abitazioni più sostenibili.
L’introduzione di contributi sotto forma di sovvenzioni rappresenta un passo importante verso una maggiore equità sociale, permettendo alle famiglie più fragili di partecipare alla trasformazione green del patrimonio edilizio italiano, in linea con gli obiettivi ambientali dell’Unione Europea.
Cessione dei crediti: bonus edilizi ancora bloccati?
La questione dei “crediti incagliati”, ovvero quei crediti d’imposta relativi ai lavori edilizi che non sono stati né utilizzati né ceduti, continua a rappresentare un nodo critico nel panorama delle agevolazioni fiscali per il settore edilizio. Questo blocco rischia di compromettere l’efficacia delle politiche di incentivazione energetica e di ristrutturazione, che hanno sostenuto il comparto negli ultimi anni.
Recentemente, un’interrogazione parlamentare ha chiesto al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) di fornire chiarimenti sull’entità di questi crediti d’imposta. In particolare, è stato richiesto un aggiornamento sull’ammontare complessivo dei crediti compensati e su quelli che, essendo ormai scaduti, non possono più essere ceduti o utilizzati. Le risposte preliminari del MEF hanno indicato che le perdite associate ai crediti scaduti sono state finora limitate e statisticamente non significative, lasciando intendere che il problema sia più legato a una gestione complessa piuttosto che a una perdita effettiva di valore economico.
Nonostante ciò, la questione dei crediti incagliati rimane un ostacolo per molte imprese e privati che hanno avviato lavori contando sulla possibilità di cedere o utilizzare i crediti d’imposta. Il governo è, quindi, chiamato a trovare soluzioni concrete per sbloccare queste risorse, magari introducendo meccanismi più fluidi di cessione o compensazione. Una delle ipotesi in discussione riguarda la creazione di un sistema di gestione più snello e l’introduzione di nuove piattaforme digitali per facilitare lo scambio di crediti tra soggetti privati e istituti finanziari, riducendo i tempi di attesa e i rischi di immobilizzo del capitale.
Questa riforma sarebbe fondamentale per garantire la continuità degli interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazione, evitando che il sistema delle agevolazioni fiscali perda la sua efficacia proprio nel momento in cui gli sforzi per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici diventano una priorità nazionale ed europea.